Il perfezionismo

Quando pensiamo alla parola “perfezionismo”, diciamo immediatamente che non è una caratteristica che ci può appartenere e l’immagine che magari ci viene in mente è quella di un LORD INGLESE distinto che non esce mai dagli schemi, che non sbaglia mai, che ha sempre tutto sotto controllo; ma in realtà il perfezionismo è molto di più…
Con il termine “perfezionismo” si fa in genere riferimento all’abitudine a domandare a sé stessi o agli altri una performance di qualità maggiore, rispetto a quella richiesta dalla situazione, accompagnando tale condizione a una continua valutazione/critica del proprio comportamento.
Ogni perfezionista pretende moltissimo da sé stesso, cercando di evitare qualsiasi possibile fallimento. Vi è una continua ricerca di “eccellere” in tutti i campi conosciuti.
Il perfezionismo viene mantenuto perché il soggetto percepisce che alcune caratteristiche possono essere utili e/o valutate all’esterno come positivamente e come socialmente accettabili, che anzi aiutano l’adattamento del soggetto e lo fanno sentire soddisfatto. Naturalmente mantenere standard elevati o irrealistici ci porta a sviluppare stress nei vari contesti dove siamo inseriti (lavoro, scuola, relazioni sociali ecc), percependo che l’umore oscilli tra sentimenti ansioso-depressivi, ma anche frustrazione e rabbia e conflitti. Pertanto è utile distinguere il perfezionismo “sano” da quello “malato”, perché se adeguatamente regolato, il perfezionismo ci permette di incrementare l’entusiasmo e le emozioni positive nel raggiungimento dei nostri obiettivi, facendo si che questi vengano legati a sentimenti di gioia e soddisfazione. Il timore nei confronti delle critiche viene ridotto, in quanto non ci si percepisce come vulnerabili, ma la critica e l’errore viene vista come possibilità di apprendimento.
Ricordatevi, le persone ci accettano per come siamo e non per quello che mostriamo!

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