Dipendenza da fumo di tabacco

La nicotiana tabacum è una pianta annuale appartenente alle solanacee, la cui utilizzazione sembra abbia avuto inizio nel continente americano intorno al 6000 a.C. originariamente le foglie di tabacco furono utilizzate come rimedio per lenire il dolore e come cicatrizzante per le ferite.
La nicotina, appartenente alla tipologia chimica degli alcaloidi, è presente nel fumo con una percentuale dell’1-2%. La nicotina inalata raggiunge i principali organi bersaglio in non più di 10 secondi: tali organi sono il cervello, le ghiandole surrenali e il fegato.
L’emivita della nicotina, in un fumatore cronico, è di circa 2 ore e ciò richiede il frequente rifornimento della sostanza per evitare i sintomi dell’astinenza.
Essa agisce sul sistema nervoso centrale e periferico. L’assorbimento di nicotina può produrre un miglioramento dei processi cognitivi, dell’attenzione e della performance. Tali effetti sono legati alla specifica azione svolta dalla nicotina su specifici recettori cerebrali, i quali innescano una serie di eventi mediati soprattutto dalla dopamina e dalla noradrenalina. Il calo dei livelli di dopamina sembra essere responsabile del peggioramento dell’umore dopo la cessazione del fumo. Dall’alterazione della secrezione della noradrenalina invece dipende la comparsa dei sintomi di astinenza quali ansia, irritabilità e insonnia.
La nicotina induce dipendenza sia fisiologica che psicologica. La sindrome di astinenza comprende craving, irritabilità, ansia, rabbia, difficoltà di concentrazione, irrequietezza, insofferenza, aumento dell’appetito e insonnia.

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