Una volta mi dissero che l’arma più forte che un uomo possiede è IL LINGUAGGIO! Penso che questa frase sia assolutamente vera, perché grazie alla comunicazione riusciamo a creare relazioni e raggiungere obiettivi.

La comunicazione è composta da una parte verbale, una paraverbale ed una non verbale. La comunicazione non può essere chiara se non vengono presi in considerazione questi 3 livelli.
Tra questi livelli il più importante è il non verbale, che rappresenta il 90% della comunicazione. Proprio su questo particolare vorrei puntare l’attenzione. Il linguaggio del corpo può permetterci di regolare il livello di prossimità e comunicare importanti informazioni al nostro interlocutore. Ognuno di noi è capace di interpretare lo stile comunicativo di chi abbiamo di fronte, il suo stato emotivo e/o le sue intenzioni.
Questo, in termine tecnico viene definito, “Teoria della Mente”,capacità innata che tutti possediamo e che possiamo sviluppare grazie
all’esperienza e alla corretta acquisizione di ciò che viene definita “educazione emozionale”, utile per la regolazione emozionale, ossia la corretta espressione emotiva.
Ricordiamo che ciò che non verbale, contrariamente a ciò che è verbale, non è controllabile, pertanto anche se contro il nostro volere possiamo far trasparire alcune informazioni che daranno alcuni elementi al nostro interlocutore. Infatti è facile far passare sotto silenzio un’emozione già passata, molto più difficile è nasconderne una che si prova nel momenti in cui si mente, specie se intensa. Il terrore è più difficile da dissimulare di una lieve preoccupazione, la rabbia più del fastidio.
Quanto più intensa è l’emozione, tanto più è probabile che qualche segno trapeli, nonostante gli sforzi per nasconderla.
Risulta difficile, in un contesto comunicativo, poter stare attenti a tutte le informazioni e allo stato emotivo provato, molte durate la relazione vengono perse, pertanto risulta veramente difficile poter creare delle regole certe in merito ai significati del linguaggio non verbale; ma possiamo ipotizzare che alcuni atteggiamenti risultano essere facilmente interpretabili, ad esempio la direzionalità dello sguardo, la direzionalità del corpo o della testa.