Hai Paura? La Psicologia Della Paura

La paura è una delle emozioni fondamentali degli esseri viventi, insieme a tristezza, gioia, disgusto e rabbia; essa infatti, insieme alla altre, si mostra fin da piccoli, è innata, essa infatti ha protetto i nostri avi da animali selvaggi o da vicini ostili e la possiamo riscontrare in tutte le culture. La sua funzione principale è quella di metterci in guardia dai percoli che possiamo incontrare.

 

La paura, può però, come tutte le emozioni. diventare un problema quando viene vissuta in maniera esagerata o fuori contesto, come nel caso delle fobie. Ansia e paura, sono caratterizzati da aspetti cognitivi e fisiologici molto simili, esse infatti hanno lo stesso interruttore nel cervello, ovvero sono codificate nella medesima area cerebrale, ma i motivi per cui si manifestano sono diversi.

Nel primo caso, quando proviamo paura, siamo spaventati da qualcosa di reale, di concreto, ad esempio se mi ritrovo davanti ad un animale feroce come un leone. Di fronte a un pericolo reale, infatti, il nostro corpo produce l’ormone dell’adrenalina, che induce cambiamenti fisici e mentali. Tale aspetto chimico, ha la funzione di preparare l’organismo all’azione più corretta da mettere in atto per sopravvivere: fuggo o rimango immobile (flight or fight).

Oggigiorno, come ben sappiamo, gli stimoli che ci fanno paura non sono più grandi leoni o invasioni vicine, quanto piuttosto un cambiamento di vita o il sommarsi di problemi che quotidianamente possiamo incontrare. Tuttavia i cambiamenti corporei, il pensiero e le reazioni comportamentali rimangono identici, come se davanti ci ritrovassimo proprio un “leone pronto a sbranarci”. Pertanto la paura diventa un problema quando viene vissuta in maniera esagerata o fuori contesto.

Le due principali reazioni, o strategie di coping/fronteggiamento, dinnanzi a uno stimolo che possiamo identificare come pauroso sono attacco o fuga: la prima ci consente di affrontare l’ostacolo, combatterlo; la seconda ci porta ad abbandonare la situazione e quindi fuggire. Tuttavia, in letteratura, troviamo altre due reazioni degli esseri viventi dinnanzi a una situazione di pericolo: il freezing e il faint.

Il freezing è un’immobilità tonica, l’essere vivente sembra appunto congelato. Quando nessuna di queste strategie sembra avere qualche possibilità di riuscita l’unica ed estrema risposta possibile è il faint (la finta morte), la brusca riduzione del tono muscolare accompagnata da una disconnessione fra i centri superiori e quelli inferiori.

Le reazioni corporee della paura possono includere: bocca secca, aumento della frequenza cardiaca e respiratoria, motilità intestinale, tensione muscolare, aumento della sudorazione, mal di testa, dolori alle spalle e al petto, sintomi gastrointestinali, debolezza delle gambe. Ecco così che il respiro affannoso ci può portare a sensazioni di nausea o di mancanza del respiro; l’attenzione focalizzata al battito cardiaco non fa altro che aumentare la pressione sanguigna e farci avvertire un senso di svenimento, una visione offuscata e fischi alle orecchie.

La reazione psicologa a stimoli pericolosi porta la persona o a creare subito una risposta funzionale ed utile alla risoluzione della condizione stressogena, pertanto a creare una vera e propria risoluzione al problema, ma se la persona inizia a focalizzarsi esclusivamente su ciò che teme, generalmente preoccupandosi che un problema non abbia soluzione o catastrofizzandolo, si sviluppa, un tipo di pensiero negativistico verso se stessi e il mondo circostante. Tale forme di ragionamento formano un circolo vizioso, che collega il pensiero alle sensazioni corporee: “Ho un dolore al petto, mi starà per venire un infarto”. In questo modo il soggetto si sente senza via di fuga, rimanendo incastrato dentro l’emozione della paura.

Come uscire da questo circolo vizioso?

1. Riconoscere e identificare i sintomi della paura e le situazioni a essi correlate.

2. Utilizzate tecniche di problem solving. Una volta identificati i fattori che contribuiscono all’insorgere dell’ansia, affrontate le situazioni on cui potete fare qualcosa, lasciando correre quelle per le quali, al contrario, non potete nulla.

3. Utilizzate un dialogo interiore positivo. Il modo in cui parlate con voi stessi influisce significativamente sulla vostra interpretazione della realtà, sulle vostre emozioni e sulle scelte comportamentali. Adottate un dialogo interiore positivo e razionale e prendete l’abitudine di fare ogni giorno numerose affermazioni positive.

4. Utilizzate il vostro sistema di sostegno sociale. In mancanza, cercate di svilupparne uno. Iniziate con lo stabilire di quali sostegno avete bisogno per affrontare e gestire l’ansia. Un sistema di sostegno includerà il vostro terapeuta, il vostro medico, i familiari, gli amici, ecc. Generalmente la mancanza di un sistema di sostegno su cui fare affidamento è dovuta al fatto che si è sempre evitato di chiedere aiuto agli altri. Vi sono persone che erroneamente ritengono che soltanto loro possono essere di sostegno agli altri.

5. Aumentare il vostro livello di energia ricorrendo ad attività piacevoli e divertendovi. Ridere aiuta ad alleviare lo stress. Concedetevi quotidianamente momenti di allegria.

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