Come impariamo a rispondere alla realtà?
Quando pensiamo ad una situazione che ci causa disagio, associamo ad una sensazione negativa, ad un processo di pensiero che ci porta quasi immediatamente a cercare una possibile soluzione per ridurre la sensazione sgradevole e far riemergere un equilibrio, si parla di “abilità di coping”.
Il coping è una risposta organizzata in riferimento ad una data situazione con lo scopo di raggiungere un obiettivo o di risolvere un problema, utilizzando qualsiasi mezzo, risorsa e potenzialità a disposizione.
Le abilità di coping non si formano attraverso un unico percorso, ma attraverso una complessa interazione tra predisposizione genetica, meccanismi di rafforzamento, fattori educativi e apprendimento sociale. Ad una certa fase dello sviluppo di una persona, un’espressione spontanea può diventare un’abilità, utile per l’adattamento e il raggiungimento di un risultato.
Ma come scegliamo quale strategia usare? Beh, per fare ciò seguiamo una vera e propria linea logica:
La situazione viene definita (ad esempio “mi sento stressato”) e le viene assegnano un significato (“questa situazione è pericolosa”). Infine viene scelto un obiettivo (“voglio rilassarmi”). Le caratteristiche della situazione presente vengono confrontate con quelle di situazioni passate simili. Vengono recuperate delle memorie su ciò che ha o non ha funzionato in passato per quella data situazione. Viene esaminato l’elenco delle abilità per far fronte a tale situazione e viene fatta una previsione per testare se tali abilità possono aiutare la persona a raggiungere l’obiettivo. Infine viene selezionata un’abilità di coping: la scelta delle abilità di fronteggiamento riflette la valutazione e il significato assegnati alla situazione.
Le abilità di coping diventano una sorta di ritratto di sé e una firma comportamentale, dunque NOI SIAMO LE NOSTRE STESSE ABILITÀ DI COPING!
Ci sono abilità di coping irrazionali, disadattive: è una configurazione di sottoabilità che prese da sole, al momento e al posto giusto, non causano in genere problemi, ma che messe insieme o all’interno di una catena di sotto abilità causano disagio o sofferenza. La catena di sotto abilità è la seguente:
- Tendenza a valutare categoricamente: tendenza umana a giudicare le situazioni come buone o cattive, giuste o sbagliate ecc. Questa tendenza può causare vulnerabilità se fatta in modo scorretto, ed il risultato può essere pessimismo, pensiero catastrofico o un atteggiamento di natura critica
- Insistenza: esigere per sé o per altri qualche cosa che deve o non deve accadere. Ha la funzione di farci concentrare su un compito, di farci essere tenaci nel pensiero o nell’azione.
- Attività agonistica: la sua finalità è che la persona prenda sul serio le sue convinzioni strategico-politiche, ed operi energicamente per attuarle. Spinge l’individuo a fare qualcosa quando si abbassa il livello motivazionale. Con chiunque tenti di impedire o di frustrare il raggiungimento degli obiettivi si creano conflitti e tensioni
- Repressione: a livello cognitivo si oppone un netto rifiuto a concepire un altro modo di pensare o di comportarsi.
- Ruminazione: è un’ attività percettiva, cognitiva e emozionale. Il focus del problema è diretto sui problemi su cui ci si sofferma e che vengono visti e rivisti costantemente.
- Punizione: la persona critica condanna se stessa, gli altri, un qualche potere superiore. Le persone puniscono se stesse per un presunto misfatto e con un atteggiamento irrispettoso e dispregiativo.