La Dott.ssa Elisa Modica è abilitata all’utilizzo del Biofeedback.
Il biofeedback è una procedura sperimentale e clinica consistente sostanzialmente, nel presentare, con l’ausilio di adatte strumentazioni, informazioni relative all’andamento dinamico di funzioni biologiche al soggetto stesso dal cui organismo tali informazioni sono attinte. L’obiettivo, che si cerca di perseguire, è quello di far apprendere all’individuo la possibilità di regolare e controllare funzioni biologiche che, di norma, non sono sottoposte al controllo volontario o che lo sono in misura relativa o che non lo sono più a causa di una condizione morbosa. Nel primo caso si instaura una nuova forma di regolazione biologica, nel secondo, la si migliora, nel terzo si ripristina.
In genere, non si è consapevoli dell’andamento di variabili biologiche quali la frequenza cardiaca, la pressione sistola e/o diastolica, la microsudorazione dei polpastrelli delle dita della mano, consentendo al paziente di fruire di tali informazioni, attraverso display ottici, feedback acustici, è possibile fargli individuare, mediante un processo di prove ed errori, quali tattiche, a livello cognitivo ed emotivo, siano efficaci per ottenere il controllo e quali no.
Come avviene il Training di Biofeedback?
Il training di biofeedback si realizzerebbe, una fase di auto-osservazione, di modifica delle istruzioni e di ristrutturazione dei sistemi di convinzione. La fase di auto-osservazione consiste nel cercare di chiarire al paziente, l’esatta dinamica della patologia ad esempio in una condizione ansiosa, in rapporto alle situazioni temute, focalizzando l’attenzione sul preciso comportamento, sul dialogo interno e sulle reazioni emotive che egli dimostra nel corso della situazione problematica. Tale lavoro viene completato con una serie di prove psicofisiologiche e cognitivo-comportamentali tendenti a evidenziare le reazioni di arousal del paziente in rapporto a semplici stimoli sensoriali, la sua capacità di gestire situazioni stressanti e la sua attitudine a cercare di risolvere i problemi in modo costruttivo e senza adottare tattiche elusorie.
I risultati di tale fase di assessment vengono fatti annotare al paziente stesso. Da questi scaturisce, nella maggior parte dei casi, un quadro caratterizzato da una difficoltà del paziente a vivere bene le condizioni di arousal e la profonda convinzione dell’impossibilità, presente e futura, del controllo emotivo. A ciò si associa una generale incapacità a gestire, positivamente, le situazioni con connotazione emotiva negativa e una pressochè costante condizione di scarsa fiducia nella propria efficienza nel gestire le situazioni problematiche.
La fase di modifica delle istruzioni si pone come obiettivo quello di addestrare il paziente e, quindi, di fargli apprendere il controllo emotivo e, conseguentemente, migliorare le sue coping skills e la sua self-efficacy.
Il training del paziente, con le apparecchiature, falsifica, gradatamente, le sue convinzioni sull’impossibilità del controllo dell’arousal, incrementa le sue capacità di resilienza, attraverso la pratica del coping, nei confronti di stressor sperimentali, con un conseguente miglioramento della fiducia in se stesso. La nuova situazione risulta così incongruente con le pregresse convinzionali disfunzionali e tale incongruenza, che costituisce una vera e propria dissonanza cognitiva, può condurre il paziente a una generale revisione dell’immagine di sé, attraverso una modificazione del dialogo interno e dello stile rappresentativo che scaturiscono da un venir meno dei comportamenti di fuga e da un graduale instaurarsi di quelli attivi di fronteggiamento delle realtà umane.
Il biofeedback non sarebbe prevalentemente un processo di autocontrollo ma, piuttosto, di autoregolazione.